La legionella a Parma un anno dopo, che cosa è successo – 1

Ad un anno dall’eclatante caso di Legionella nella città di Parma, le considerazioni del nostro esperto Francesco Santi

Il 21 ottobre 2016 la Regione Emilia Romagna ha dichiarato chiusa l’emergenza Legionella a Parma, riguardo ai casi susseguitisi nel quartiere Cittadella.

Purtroppo sono stati confermati ben 43 casi di Legionellosi, di cui almeno due mortali. Si è trattato quindi di una vera e propria epidemia con un centro geografico identificato: un’intera area residenziale del quartiere Cittadella.

A tutt’oggi le Autorità incaricate dell’indagine non hanno rilasciato alcuna dichiarazione che porti all’identificazione certa di quale sia la sorgente della contaminazione e quindi ad una chiara definizione del caso con l’indicazione di un possibile impianto/sorgente della contaminazione.

Come è possibile che nel 2017 possa accadere un’epidemia così importante in una città italiane di una delle regioni con il miglior servizio di prevenzione e di sanità?

E come è possibile che dopo mesi non ci sia una chiara e condivisa indicazione dell’impianto responsabile di un simile incidente?

Le risposte sono purtroppo evidenti pensando a come il batterio si diffonde, come si evidenzia la malattia e come si sono evoluti i fatti.

Il batterio ha un effetto che può essere facilmente scambiato per una normalissima influenza e o raffreddamento e nella stragrande maggioranza dei casi il fisico umano reagisce all’incontro con questo batterio senza che neanche ci se ne accorga. Spesso il sistema immunitario sconfigge il batterio e i sintomi non si evidenziano neppure.

In una certa percentuale di casi si può arrivare alla cosiddetta Febbre di Pontiac, del tutto simile ad una normalissima leggera influenza, e solo in una ancor più ridotta percentuale si arriva alla vera e propria legionellosi, o malattia del legionario con interessamento dei polmoni e di altri organi.

Per arrivare a determinare la vera e propria origine batterica della contaminazione si deve eseguire sul paziente un’analisi delle urine volte all’identificazione del cosiddetto antigene.

Lo scenario a nostro avviso più probabile è quello di un impianto contaminante tipo torre evaporativa.

Ammettiamo quindi di trovarci ipoteticamente davanti ad un caso di proliferazione del batterio in un impianto in centro città come una torre evaporativa non correttamente gestita, allora possiamo avere molte centinaia di persone, forse anche migliaia di persone che vengono a contatto con i batteri respirando l’aereosol generato dalla torre anche solo passeggiando in zona nel giorno X.

La stragrande maggioranza delle persone non si accorge di questo “incontro”. Il fisico reagisce come tutti i giorni sconfiggendo uno dei tanti batteri che incontriamo.

Alcune di queste persone, per varie ragioni che ne aumentano la probabilità, si “ammalano” con la febbre ed i sintomi di una banale influenza e o raffreddamento. E siamo al giorno X più circa 10 giorni. Con le cure tipiche della stagione autunno invernale le nostre persone guariscono e non sanno di essere state contaminate.

Una percentuale ancora inferiore, per problemi di deficienza del sistema immunitario e o perché sovraesposti all’aereosol della torre (magari passano li vicino più volte al giorno), hanno una vera e propria “polmonite” di origine batterica.

Se il medico curante esegue le corrette analisi, quindi ricerca la causa della malattia anche con la ricerca dell’antigene nelle urine, allora si verrà a scoprire che i nostri sono stati contaminati dal batterio delle legionella.

Spesso però questo non succede e con una cura a base di antibiotici molte persone comunque guariscono.

Infine alcune di queste quindi (una minima percentuale) si sono ammalate di Legionellosi e lo vengono a sapere.

Se a Parma in poche settimane abbiamo avuto oltre 40 casi conclamati tecnicamente possiamo pensare a molte centinaia di persone, forse anche oltre mille, che sono state esposte ad una “respirazione” di aereosol contaminato.

(continua)

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