La legionella a Parma un anno dopo, che cosa è successo – 2

Ad un anno dall’eclatante caso di Legionella nella città di Parma, le considerazioni del nostro esperto Francesco Santi

Il 21 ottobre 2016 la Regione Emilia Romagna ha dichiarato chiusa l’emergenza Legionella a Parma, riguardo ai casi susseguitisi nel quartiere Cittadella.

Nella puntata precedente cercando di rispondere alle domande:

Come è possibile che nel 2017 possa accadere un’epidemia così importante in una città italiana di una delle regioni con il miglior servizio di prevenzione e di sanità?

E come è possibile che dopo mesi non ci sia una chiara e condivisa indicazione dell’impianto responsabile di un simile incidente?

abbiamo sviluppato l’ipotesi secondo noi più probabile di un meccanismo di contaminazione attraverso una torre evaporativa non correttamente mantenuta.

Ipotizziamo che nel giorno X e per quanche giorno successivo la nostra torre ha emesso dell’aereosol contaminato e molte centinaia, anche forse alcune migliaia di persone “residenti” nella zona hanno respirato l’aereosol. Poche si sono leggermente ammalate nei 10-14 giorni successivi. Una percentuale di queste si sono ammalate più seriamente, una sottopercentuale di queste è stata poi sottoposta ad indagine mediante ricerca dell’antigene nelle urine.

Ed abbiamo i nostri 40 e oltre casi di legionellosi.

A questo punto è da poco scattato l’allarme e si ricerca l’origine di tale contaminazione.

Purtroppo nei primi giorni si è andati cecando il batterio prima nell’acquedotto e la notizia è ormai di dominio pubblico. Come logico, essendo gli acquedotti molto ben controllati nella zona i risultati sono stati negativi. Ma per avere i risultati tali risultati negativi sono passati altri 14-20 giorni. Tale tempo è infatti necessario per eseguire la colture di ricerca della legionella nei campioni di acqua prelevati.

Passano i giorni e finalmente si capisce che un così grande numero di casi in pochi giorni ed in un’area così circostritta difficilmente può essere legato alla presenza del batterio nell’acquedotto: è più probabile la contaminazione di un sistema di generazione aereosol come una torre evaporativa, o uno scrubber (come successo in Norvegia alcuni anni fa).

Ma sono passati almeno 30 giorni dal giorno X e la notizia ormai è di pubblico dominio da parecchie settimane. Ne consegue che alcuni impianti saranno stati spenti (anche solo per pure ragioni di clima) oppure saranno stati puliti e disinfestati per normalissime attività periodiche. Per ultimo infine anche il manutentore più “insensibile” alla corretta gestione dei sistemi evaporativi avrà avviato le corrette attività di gestione sulla spinta di voler evitare un possibile coinvolgimento in un caso così importante.

Tutte le corrette attività di fermo impianto, pulizia e sanificazione hanno per loro natura un effetto di “cancellare” la presenza dei batteri, quindi una eventuale ricerca degli stessi a valle di interventi di bonifica non potrà condurre all’identificazione di batteri che sono stati “distrutti”.

Il risultato è quello che abbiamo davanti: 40 casi di legionellosi in una zona geograficamente e temporalmente circoscritta, e le indagini prive di possibilità di determinare la causa primaria della contaminazione.

(continua)

F.Santi

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