La legionella a Parma un anno dopo, che cosa è successo – 3

Ad un anno dall’eclatante caso di Legionella nella città di Parma, le considerazioni del nostro esperto Francesco Santi

Il 21 ottobre 2016 la Regione Emilia Romagna ha dichiarato chiusa l’emergenza Legionella a Parma, riguardo ai casi susseguitisi nel quartiere Cittadella.

Nella puntata precedente cercando di rispondere alle domande:

Come è possibile che nel 2017 possa accadere un’epidemia così importante in una città italiana di una delle regioni con il miglior servizio di prevenzione e di sanità?

E come è possibile che dopo mesi non ci sia una chiara e condivisa indicazione dell’impianto responsabile di un simile incidente?

abbiamo sviluppato l’ipotesi, secondo noi più probabile, di un meccanismo di contaminazione attraverso una torre evaporativa (o simile) non correttamente mantenuta. Abbiamo anche dimostrato come tecnicamente si sia potuti pervenire ad un simile risultato: 40 casi di legionellosi in una zona geograficamente e temporalmente circoscritta, e le indagini prive di possibilità di determinare la causa primaria della contaminazione.

Non abbiamo evidentemente la certezza che la nostra ipotesi sia l’unica possibile, certo però che lo scenario descritto è tecnicamente compatibile con i fatti accaduti.

Ci chiediamo a questo punto cosa sarebbe stato necessario fare per evitare tutto ciò?

Tre sono le carenze che il nostro scenario evidenzia e che avrebbero potuto ridurre i danni e soprattutto evidenziare immediatamente le cause e quindi meglio capire come agire in futuro per evitare tali situazioni:

Primo: Applicazione delle Linee guida nazionali (le uniche applicabili) del 7 maggio 2015 che evidenziano come gestire correttamente tutti gli impianti. Una corretta gestione delle torri di raffreddamento non permette la proliferazione del batterio e la torre funziona anche meglio.

Non scendiamo adesso nel particolare, ma una corretta gestione dei fluidi delle torri, un corretto piano di analisi periodiche garantisce che le torri di raffreddamento funzionino bene e non mettano a rischio lavoratori e cittadini.

Secondo: Applicazione delle Linee guida nazionali che prevedono e consigliano la creazione di un censimento dei sistemi quali le torri evaporative. Se avessimo avuto tale censimento la ricerca si sarebbe potuta fare con una molto maggiore tempestività ed i campioni sarebbero stati raccolti il giorno stesso di avvio della crisi.

Terzo: Maggior conoscenza specifica e cultura di gestione dei rischi. Il rischio biologico ed il rischio legionella sono ancora poco noti ed è poco diffusa la corretta formazione ed informazione su questi argomenti.

Se gli incaricati, i tecnici ed anche gli amministratori della cosa pubblica avessero valutato tecnicamente in modo corretto la situazione, e quindi avessero conosciuto bene gli aspetti specifici di questo rischio, probabilmente oggi non saremmo in una situazione in cui ci si può porre delle domande a cui non si può dare una risposta.

F.Santi

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